Notule
(A cura di
LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE E NOTIZIE - Anno XVI – 30 marzo 2019.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind
& Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a
fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta
settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in
corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di
studio dei soci componenti lo staff
dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]
Individuato un nuovo meccanismo
nella patogenesi della malattia di Alzheimer. Nonostante una notevole mole di
lavoro sperimentale, non si conoscono i meccanismi mediante i quali le
alterazioni cerebrovascolari contribuiscono alla patogenesi della malattia di
Alzheimer. Merlini e colleghi hanno rilevato e dimostrato che il fibrinogeno derivato dal sangue causa
un’eliminazione di spine dendritiche associata a deficit cognitivo, via CD11b/CD18 della microglia. In attesa di verifiche e conferme, questo
meccanismo legato al fibrinogeno può considerarsi un nuovo elemento della
patogenesi del danno, e un futuro target
per la sperimentazione terapeutica. [Ahn H. J., et al. Inflaming the Brain. Neuron 101 (6): 991-993, 2019 - AOP March
20, 2019].
Identificato per la prima volta un
sarcoma a cellule chiare del sistema nervoso centrale. Il sarcoma a cellule chiare è una
rara neoplasia maligna dei tessuti molli con una pessima prognosi per una
precoce disseminazione metastatica e insensibilità a chemioterapia e
radioterapia. Chen e colleghi hanno diagnosticato il primo caso di sarcoma a
cellule chiare intra- ed extracranico. Una donna di 36 anni presentava una
massa palpabile in corrispondenza della regione temporo-occipitale
di sinistra che, all’esame chirurgico, ha mostrato invasione ossea e del
cervello. La diagnosi di sarcoma a cellule chiare primario è stata posta sulla
base del rilievo di t(12;22) (q13;q12) in più del 50% delle cellule tumorali
mediante ibridizzazione in situ fluorescente (FISH); con la PET-CT
postoperatoria sono state identificate metastasi linfonodali e polmonari. [World Neurosurgery
pii: S1878-8750(19)30696-5. Mar 14, 2019].
Neuroni ipotalamici rilascianti CRH sensibili
a stimoli appetitivi e repulsivi. Nel topo, neuroni del nucleo paraventricolare
dell’ipotalamo segnalanti mediante il rilascio di CRH (CRF) hanno fatto
registrare un aumento di attività in risposta a stimoli repulsivi e un
decremento di attività in presenza di stimoli appetitivi. [Cfr. Natasha Bray, Nature Reviews Neuroscience 18 March, 2019].
Efficacia dell’esercizio motorio nel
trattamento della Schizofrenia. Il trattamento farmacologico della schizofrenia con
farmaci antipsicotici e antipsicotici atipici risulta efficace, nella
maggioranza dei casi, nel ridurre allucinazioni, deliri e alcune altre
manifestazioni comportamentali, ma rimane inefficace nella caratteristica
compromissione progressiva della cognizione, che riguarda attenzione, memoria
di funzionamento (working memory, WM) e
processi esecutivi. L’esercizio motorio, particolarmente nelle comuni modalità
aerobiche, si è dimostrato in grado di contrastare tale declino cognitivo.
Un’esaustiva revisione degli studi relativi all’esercizio fisico nel
trattamento delle psicosi schizofreniche ha rilevato la sua efficacia contro i sintomi positivi e i sintomi negativi, la capacità di
migliorare la qualità della vita, il funzionamento cognitivo e la plasticità
ippocampale. Recenti verifiche hanno dimostrato che, in pazienti con una
diagnosi di schizofrenia, l’attività motoria è in grado di accrescere il volume
dell’ippocampo, ridotto dalla fisiopatologia del disturbo schizofrenico. In una
rassegna di Girdler e colleghi si discutono anche i
programmi di esercizio fisico più efficaci nella schizofrenia. [Psychopharmacol bull. 49 (1): 56-69, 2019].
Taurina quale coadiuvante nella
terapia di epilessia, depressione, alcolismo e altri disturbi. A dispetto della scarsa considerazione di cui gode presso i
neurochimici e della frequente omissione della sua trattazione nei manuali
didattici di discipline neurobiologiche, la taurina
è presente in alte concentrazioni in molte aree del cervello e di altre sezioni
del sistema nervoso centrale dei mammiferi. È un β-aminoacido che
partecipa a vari processi fisiologici, quali la trasduzione del segnale,
l’attività dei fattori trofici, la regolazione osmotica, l’attività
antiossidante, la modulazione dei movimenti del calcio e la neurotrasmissione.
La taurina agisce da agonista dei
recettori inibitori GABA-A ed è noto che la sua affinità di legame dipende
dalle subunità che costituiscono tali molecole recettrici. Come è noto, l’acido
γ-aminobutirrico (GABA) è il principale
neurotrasmettitore inibitorio del sistema nervoso centrale, con una prevalenza
assoluta nel cervello rispetto alla glicina – più frequente nelle sinapsi
inibitorie del midollo spinale – e con un ruolo cruciale di regolazione e
orchestrazione delle attività dei sistemi neuronici corticali e sottocorticali,
mediante l’attivazione di due classi di recettori: GABA-A e GABA-B. In passato,
modificazioni dei pattern di
espressione delle subunità dei recettori GABA-A sono state associate a varie
forme di patologia neurologica e psichiatrica, fra cui depressione, alcolismo
ed epilessia. Secondo quanto emerso in numerose indagini sperimentali, queste
alterazioni conformazionali sembrano essere responsabili della perdita di
efficacia di varie classi di farmaci. Ora, ricercatori del Dipartimento di
Biochimica della Facoltà di Medicina dell’Università Nazionale Autonoma del
Messico, considerando le proprietà della taurina e la sua capacità di
interagire con i recettori GABA conformati dalle differenti combinazioni delle
subunità, dimostrano il suo grande potenziale per la definizione di nuove
strategie farmacologiche per il trattamento di disturbi in cui la
neurotrasmissione inibitoria GABAergica ha un ruolo
rilevante. [Ochoa de la Paz L., et al. Expert Rev Neurother.
Mar 20: 1-3, 2019].
Segnaliamo e consigliamo la lettura
dell’articolo Scientists rise up against statistical significance (Valentin Amrhein et al. Nature 567 (7748):
305-307, Mar 2019). La nostra società scientifica, fin dalla sua
costituzione, ha sollevato il problema di una deriva della concezione di
significatività statistica nella ricerca biomedica e delle storture
interpretative che ne conseguono. Ora, Valentin Amrhein,
Sander Greenland, Blake McShane
e più di 800 firmatari affrontano il problema, rivolgendo alla comunità
scientifica un appello perché si assuma una corretta distanza critica dal modo
corrente in cui si adopera il valore di significatività legato alla statistica.
Notule
BM&L-30 marzo 2019
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